Zamagni oggi a Siena per parlare della Caritas in Veritate ha toccato molteplici aspetti molto interessanti. Ne riporto qui una sintesi:
Sono appena rientrato da Princeton da questo convegno internazionale sulla Caritas in Veritate. Dove vi erano credenti e non di diverse fedi.
E in tutti questi convegni non si spiegano come mai dare conto di questo SUCCESSO!?
In questa enciclica che è la prima enciclica di epoca post moderna, troviamo quindi delle analisi di questa epoca di paradossi, dal greco meraviglia, sorpresa. Pensate al paradosso per cui ora che aumenta la ricchezza aumenta la diseguaglianza economica. La globalizzazione sta aumentando i poveri relativi e diminuendo i poveri assoluti. in Italia l’indice di gini è il doppio di 50 anni fa. Con questi aumenti il rischio e la conseguenza è pericolo di democrazia e pace.
Un secondo paradosso è quello per cui mai come oggi l’epoca di progresso tecnologico porta a una minore partecipazione democratica.
Infine un terzo paradosso e quello della felicità, oltre una certa soglia del reddito procapite la felicità diminuisce.
L’indice dei suici ad esempio aumenta costantemente come il tasso dei divorzi, il consumo di psicofarmaci e anti depressivi.
Aggregando questi dati oggettivi con dati soggettivi estrapolati da sondaggi si ottiene l’indice di felicità. La cosa interessante è che l’indice diminuisce anche se il reddito procapite aumenta.
Qual’è il senso dell’aumento di reddito, di progresso, se poi non siamo felici!? Proviamo a rispondere a questa domanda!?
L’enciclica è a questa domanda che prova a rispondere…
Questi paradossi che definiscono il disagio di civilta sono l’affermazione di una triplice separazione:
1) tra la sfera economica e sociale, la modernità ci ha lasciato l’idea che le due sfere sono separate, da un lato l’efficienza economica, dall’altro i non efficienti e cioe la sfera del sociale, che ha cioe come obiettivo la solidarietà. Efficenza e solidarietà devono stare separati! Da un lato il mercato efficente dall’altro lo Stato con la solidarietà. Ora questo modello ci ha dicotomizzato il cervello! Nel luogo di lavoro non si guarda in faccia nessuno, gli affari sono affari! Solo dopo aver avuto ci si ricorda del sociale.
Ebbene l’enciclica dice: tutto ciò deve finire! Bisogna far si che l’efficienza sia legata alla solidarietà e viceversa.
2) Il lavoro umano dalla creazione della ricchezza. per secoli sempre tutti andavano concordi sull’affermazione che all’origine di ogni ricchezza c’è il lavoro umano. Ma le speculazioni finanziarie degli ultimi 20-25 anni, con le speranze alimentate dai prestiti e la leva finanziaria speculativa, “annulli il rischio e tutti possono diventare ricchi senza lavorare”. Tutto ciò è inquietante non solo sul piano pratico, ma anche e soprattutto culturale! È il messaggio sintetico che viene fuori che è drammatico! Questo per tutti ma soprattutto per un Cristiano non può essere accettato!
Dio che lascia all’uomo la possibilità di finire con il suo Lavoro quello che è stato il lavoro di Dio. Ecco allora perchè la separazione lavoro-ricchezza ha avuto un effetto devastante, ma non tanto per una questione sindacale quanto culturale!
3) Infine la terza separazione tra mercato e democrazia. Il mercato si autoregola e da qui la sua autoreferenzialità! Le regole del sistema bancario o altro nn vengono fuori da un consesso, ma sono venute fuori da poche persone riunite in qualche bell’hotel. La regola era VIETATO VIETARE perchè nel mondo della finanza nn si volevano i controlli. Lehman aveva il rating migliore del mondo. Capite cosa vuol dire aver separato il mercato dalla democrazia!? Tutti gli economisti hanno sempre detto che le regole vanno fissate da una terza parte.
Ecco che si inizia a capire questa enciclica, ci dice che i disagi che oggi viviamo non sono dovuti alla scarsità di risorse materiali o fisiche ma semplicemente sociale! Questo è importantissimo da capire!
L’invito del Papa è dunque quello di ricongiungere tutto ciò.
Ma come fare?
Il principio di laicità che nasce con il cristianesimo (non il laicismo della rivoluzione francese) impone al Papa di non dare una risposta a questa domanda. Ma da sicuramente tre principi guida:
– Fraternità. Il cap.3 dell’Enciclica spiega il concetto di fraternità, che non è più solo solidarietà. Differenza: la solidarietà è l’organizzazione sociale che rende eguali i diseguali (ad es. l’equità sociale); la fraternità è l’organizzazione sociale che consente agli eguali di essere diversi. Diversità e differenza non sono uguali: i loro due contrari sono uniformità e eguaglianza! La fraternità consente di affermare in libertà i propri talenti. Una società fraterna è anche solidale, ma non vale il viceversa. C’è anche un fondamento teologico: il Dio cristiano è uno in tre persone uguali e distinte. Il principio di fraternità va applicato non solo alla famiglia o alla comunità, ma anche all’economia di mercato. Ci sono allora possibili novità: l’economia di comunione, le cooperative, la microfinanza… Introdurre la fraternità nell’economia d’impresa è possibile!
– Giustizia contributiva. Finora c’era la giustizia commutativa, basata sullo scambio, e la giustizia distributiva, che ridistribuiva a tutti. Ora la novità può essere la giustizia contributiva, che non discende da un dovere ma da un’obbligazione nei confronti della comunità. Ognuno di noi è membro di una comunità, e ha un obbligo, secondo le proprie capacità, di contribuire alla produzione dei beni di uso comune a favore della comunità in cui vive. Bisogna recuperare questa “fiducia” nel contributo di tutti.
– Bene comune. Non va confuso col bene totale. Il bene totale è una somma di beni, il bene comune è un prodotto. In matematica, la somma resta positiva anche se qualche addendo si annulla: ai poco efficienti si toglie il lavoro, e lo si dà agli altri. Il bene prodotto rimane, ma questo è utilitarismo. Invece nel prodotto, cioè nel bene comune, se anche un solo fattore viene annullato, tutto si annulla. Ognuno cioè ha in sé un valore infinito, e non si può tollerare di togliere a uno per dare all’altro. Se oggi si rimette al centro dell’economia il bene comune, tutta l’economia come la conosciamo salta! Ecco dunque da dove nasce il disorientamento, anche dei politici: essi parlando di certi argomenti (es. welfare) invocano il bene comune, parlando di altri (es. bioetica) invocano il bene totale, o viceversa. L’incoerenza alla lunga non paga, perché fa perdere la direzione di marcia, il senso dell’agire politico.
Questa enciclica fa e farà parlare di se perchè qui c’è molto su cui pensare e riflettere. Mi piace concludere con questa frase di Sant’Agostino:
“La speranza ha due bei figli, la figlia, la rabbia, l’indignazione, per come vanno le cose, il figlio, il coraggio, di vedere come le cose potrebbero andare!”