Oggi leggendo questa storiella mi è sembrato di rivedere proprio noi italiani, oggi più che mai nell’anniversario della nostra unificazione, nel riecheggiare dei nostri lustri… come non accorgerci che non sappiamo più volare!??
Le oche del cortile avevano un rito settimanale a cui tenevano molto.
In quel giorno facevano il bagno nello stagno,
si lisciavano con cura le penne,
facevano abluzioni e gargarismi,
lustravano il becco e poi dondolando e ancheggiando si radunavano in un angolo dell’aia,
all’ombra di un vecchio salice piangente.Là il reverendo e saggio ocone, erede della luminosa tradizione della Eroica Comunità delle Oche,
chiudeva gli occhi e con voce commossa rievocava i tempi in cui le oche
si levavano in volo in formazione a «V» e sfidavano i venti e le distanze, solcando i cieli.
Rievocava le eroiche imprese delle oche che avevano attraversato l’oceano,
superando terribili tempeste,… Mostra tutto
e narrava di quando le oche volavano senza riposare per giorni e giorni,
magnifiche, vigorose, resistenti.
Parlava delle oche gloriose che avevano dato la vita per la salvezza dello stormo.
Le oche del cortile si commuovevano, piangevano, battevano le ali.
Ma appena sentivano il gorgogliare del pastone che il fattore rovesciava
nel vasca tutte si affrettavano verso il cibo, dondolando e ancheggiando.
Beate e soddisfatte.
Senza alzarsi da terra neanche un centimetro…