Chi lavora nel mondo della comunicazione e del giornalismo deve sapere e saper fare tutto!

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Chi lavora nel mondo della comunicazione e del giornalismo deve sapere e saper fare tutto!
«Chi si fermava sotto il portico di Palazzo Europa (la sede della Regione, ndr) per ripararsi dalla pioggia, rischiava di essere inquadrato alla regione».
Mi è sempre piaciuta questa espressione che mi ha detto un giorno un caro amico prete: “Nella vita siamo liberi di scegliere tutto, amicizie, carriera, futuro, l’unica cosa che non possiamo scegliere è la famiglia dove nascere”.
Oggi mi sono svegliato come ogni mattina alle 5:30 per andare a lavoro, come ogni mattina ho letto quasi appena sveglio la mia pagina del Libretto della Quaresima, da buon cattolico ho ringraziato Iddio per quello che ho.
I volti dei giovani immigrati africani protagonisti di quella che ormai viene ricordata come la “rivolta di Rosarno” sono arrivati fino al 67mo Festival del Cinema di Venezia e Andrea Segre che ha realizzato su di loro il documentario “Il sangue Verde” ha ricevuto il premio “Cinema Doc” alle Giornate degli Autori.
Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
Raramente il disorientamento è stato tanto grande in Italia. Si ha la netta sensazione che il Paese sia impantanato in una palude. Emblematico della gravità della crisi è lo sbandamento anche dei cattolici. Il sondaggio IPSOS «I cattolici dopo le elezioni del 2009», pubblicato il 24 settembre scorso (consultabile in <www.sondaggipoliticoelettorali.it>), rivela che essi non sanno più che cosa fare: il 77% ritiene che una loro «forza organizzata non serve», mentre il 54% stima che oggi in Italia non vi sia una forza politica che rappresenti i valori cristiani meglio delle altre. La conseguenza è che, nelle consultazioni europee del 2009, l’assenteismo dei cattolici ha raggiunto il 39,1%, con un’impennata del 14,6% rispetto alle elezioni politiche del 2008.
Si direbbe che anche i cittadini di buona volontà, e i cattolici tra loro, si siano assuefatti alla crisi e abbiano perso la volontà di reagire. Come si spiega altrimenti che la maggioranza degli italiani assiste rassegnata allo scempio, che per mesi si parli di «veline» e dei festini del premier, anziché dei gravi problemi che angosciano le famiglie, i giovani, i lavoratori? Com’è possibile che siano così limitati i segni di rivolta morale o le voci di sdegno di fronte a scelte legislative che violano lo spirito (e talvolta la lettera) della Costituzione: dal «lodo Alfano» all’introduzione del reato di clandestinità, al respingimento in mare di poveri in fuga dalla fame e da situazioni disumane, agli attacchi contro la libertà di stampa, al condono fiscale con cui periodicamente si premiano i ricchi disonesti e s’irridono i cittadini onesti?
In una simile situazione, che cosa possono e devono fare i cittadini onesti e, tra loro, i cattolici? Esiste una via per uscire dalla palude? Siamo convinti di sì, come si può vedere: 1) analizzando alcuni orientamenti significativi del quadro politico; 2) recuperando le intuizioni del popolarismo sturziano come antidoto al populismo imperante; 3) sviluppando prospettive realistiche per costruire un «polo (o popolo) delle solidarietà».