«La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito… Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia…Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta» (Lc 12,23.29.31)
Il digiuno in quaresima unito alla preghiera può davvero diventare un cibo per la nostra anima e il nostro corpo? proviamo a rifletterci insieme. Si può scegliere di digiunare per vari motivi, più o meno futili: c’è infatti chi digiuna per la “panza”, chi invece lo deve fare perché ha problemi di stomaco; c’è poi, purtroppo, chi lo fa ogni giorno perché malato di un male tremendo come l’anoressia. Infine ci sono poi quei fanatici, conservatori, talebani dei preti che vorrebbero farci digiunare ogni venerdì di quaresima! Sicuramente è questo quello che vi sentirete dire anche da molti “cattolici maturi”. Aggiungeranno magari che c’è già abbastanza fame nel mondo o in Africa e sarebbe peccato per noi che abbiamo ilcibo non mangiarlo. Da questo si capisce la differenza tra chi ha provato a fare il digiuno quaresimale anche con semplici fioretti e chi no.
Già ai tempi degli Apostoli la Chiesa ne ha proclamato l’importanza senza però proporre una legge fissa, in quanto questa pratica spirituale è direttamente proporzionata alla capacità del penitente di sopportarla. “Assicurati che nessuno ti distolga da questa via tracciata dalla dottrina… se puoi sopportare tutto il giogo del Signore, sarai perfetto; se non puoi fai ciò di cui sei capace. Per quanto riguarda il digiuno osservalo secondo la tua forza.” (Didachè 6,1-3)
Se guardiamo alle Scritture, prima di intraprendere la sua missione nel mondo il Signore stesso ha digiunato per quaranta giorni ed ha insegnato l’esercizio del digiuno. Per il Nuovo Testamento il digiuno è un mezzo di astinenza, di pentimento e di elevazione spirituale. Io ci ho provato. Ho provato a digiunare in quaresima per comprendere cosa si provi a non mangiare un giorno.All’inizio vi confido che è stata una sfida con me stesso, una delle sfide più antiche del mondo, quella tra corpo e mente, tra desiderio e volontà; forse in fondo anche il desiderio inconscio di avvicinarmi in punta di piedi alla passione diCristo. “Il digiuno, così come indica il termine, significa astenersi dal cibo; ma il cibo non ci ha mai resi né più giusti, né più ingiusti ”diceva Clemente Alessandrino, sottolineando così che il vero valore del digiuno è essere capaci di non diventare schiavi delle passioni e del mondo. Il digiuno dal cibo è un consiglio ascetico, e l’ascesi è una proposta, non una legge. A voi la scelta… Ascesi? ■