Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi è un vecchio film degli anni ’60, un film che a riguardarlo ci ricorda com’erano i giovani d’allora, spensierati presi nel bel mezzo di quello che è stato il miracolo economico italiano. Ma che c’entra Zaccagnini con quel film e soprattutto con i giovani d’oggi?
Innanzitutto i giovani d’oggi sono la copia opposta di quelli d’allora (permettetemi questo esercizio un po retorico) non fosse altro perché oggi vivono nel peggior periodo di crisi del dopoguerra. Non mi dilungo sui cambiamenti nello stile di vita ecc.. Ma allora a maggior ragione, che c’azzecca Zaccagnini?? E molti diranno anche, ma chi caxx’è Zaccagnini? Per chi non lo conosce e sintetizzando possiamo dire che Benigno Zaccagnini nasceva esattamente 100 anni fa, il 17 aprile 1912 a Faenza. Cresciuto nell’Azione Cattolica e laureatosi in Medicina, si impegnò nella Resistenza scegliendo, come nome di battaglia “Tommaso Moro”; eletto all’Assemblea Costituente e confermato più volte deputato, è stato Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale e, successivamente, dei Lavori Pubblici. Una biografia davvero spicciola.
Ora però vogliamo capire come? Zaccagnini può essere utile ai giovani d’oggi, prima di tutto perché il suo esempio e la sua testimonianza sono il motivo dell’impegno in politica di molte persone, ma soprattutto forse perché chi lo ha conosciuto può affermare con certezza che Zaccagnini non ha mai cercato il potere (e forse aveva paura di un potere che può diventare arbitrio), ma era stata la politica a cercarlo, quasi ad inseguirlo. Gli si era imposta come un dovere. Ed è questo forse che deve interessare i giovani.
Zaccagnini appariva come una persona pulita, appariva e lo era. Si ricorda su questo un simpatico episodio: “Tu sei Zaccagnini?” gli chiese un giorno Papa Giovanni XXIII. Non ebbe il tempo di rispondere e si sentì subito aggiungere: “Ho sentito parlare molto di te. Capisco perché: la tua faccia è come la tua anima”. E mi fermo qui perché non mi piace mitizzare troppo le persone.
Già appare più evidente il perché di Zaccagnini e i giovani d’oggi, ma andiamo avanti…
Nel paese oggi sovrasta tutto l’eco dell’antipolitica, la sentiamo riecheggiare ovunque, ma questa ha in Zaccagnini una figura decisamente antitetica. Zaccagnini ebbe della politica un’idea «alta», di servizio al paese, di guida, di orientamento a valori e princìpi spirituali di lealtà, onestà, disinteresse. E’ stato e rimane senza dubbio un punto di riferimento per tutti coloro che hanno della politica questa idea – pur nelle diversità delle posizioni. Uno dei protagonisti della storia della Repubblica, un uomo che ha vissuto in profonda unità valori morali e i valori politici, un leader silenzioso e discreto che ha concorso, da posizioni di eminenti responsabilità mai ricercate ma tenute con spirito di servizio, al consolidarsi di quel dialogo fra laici e cattolici che è essenziale alla stabilità del nostro paese, nella complessità e quasi unicità della sua storia. Nella sua lunga e coerente milizia politica, con le salde radici nella sua Romagna, combattente partigiano, dirigente provinciale, parlamentare nazionale, costituente, ministro (con Fanfani e Segni), presidente del Gruppo della Camera, presidente e segretario del partito, Zaccagnini ha costituito, per le generazioni che via via si affacciavano alla vita politica, un punto di riferimento non solo politico ma di valore morale profondo.
Ed è in un periodo di crisi come questo che i giovani hanno più bisogno che sia la Politica a dargli le risposte che cercano!
Mi piace chiudere con queste parole che Zaccagnini scrisse proprio in un periodo di profonda crisi economica e non solo del nostro paese, che non molto si discosta da quella che stiamo attraversando noi: “Sono sempre stato accusato di essere un ottimista: ma io penso, l’ho sempre detto, che senza ottimismo non si possa far politica. Un ottimismo che significhi speranza, fiducia nelle proprie idee, coerenza e coraggio: il contrario, cioè, non tanto di quella meditata consapevolezza che a volte può condurre allo sconforto, quanto del cinismo, dell’arido professionismo politico. … mai come in questo momento abbiamo avuto bisogno di ricorrere all’ottimismo della fiducia e della speranza, alla coerenza ideale ed al senso della realtà, alla forza liberante e innovatrice delle idee.”